domenica 20 maggio 2007

L’impossibile di Gabriele Bianchini


Ogni notte che ricadrò ai piedi della tua visione
sopraffatto dalla ferocia della tua bellezza,
nel trionfo inaccessibile della mia tristezza appassionata,
l’anima mia matta,
incagliata nelle profondità intollerabili d’una sofferenza selvaggia,
come un’ombra di ghiaccio liquido
salirà su dai miei piedi,
fino a un cuore
che non è che un fantasma,
spettro lunare senza memoria,
eclissi senza voce
voce senza movimento,
ininterrotta germinazione pluviale
che muore e rinasce senza posa,
all’infinito.
E allora supplicherò il Padre
di ripetersi in te attraverso il mio seme,
fornicazione immacolata concessa ai santi solamente.
Ma subito comprenderò,
e maledicendomi
ancor più forte supplicherò di nascondermi dal tuo sorriso di madre,
che non voglio smarrire
nell’abisso concentrico
che conduce
al mio triste
regno
di dolore.

Note dell'autore:

queste tre poesie che ho inserito sono ormai lontane dalla mia sensibilità attuale. Ciò non di meno mi piacciono per le immagini che riescono ad evocare: spettrali ci avvolgono in un oscurità palpabile, densa come una nebbia, che a volte rende difficile la respirazione. Angoscie, paure, tristezza e sofferenza sono degne di un demonio, che, pur nella cosapevolezza della sua dannazione, è comunque provato, tentato da un amore di cui ancora percepisce la seppur lontana irresistibile luce. Questa luce che potrebbe aiutarlo, è il sogno del dannato, il sogno di un amore che forse riuscirebbe ad accettarlo per il mostro che è; ma l'ostacolo a questa possibilità di redenzione risiede sempre in lui stesso e nell'incapacita di credere che i suoi peccati possano esser cancellati, nell'incapacità di perdonarsi. Così egli rimane aggrappato alla sua unica sicurezza e poi orgoglio: quel mondo di tenebra che ormai è diventato la sua dimora, il suo errore, il suo ego maledetto. Di questo mondo infernale lui è signore e padrone, ma sopratutto geloso custode, e quindi non può correre il rischio di introdurvi qualcuno perchè sente e crede che se perdesse anche questo reame interiore avrebbe perduto se stesso, e di questo ha tremendamente paura, seppure si odia.

Nella solitudine e nella Notte, questo personaggio esemplare, trova il suo unico riposo, un riposo però continuamente minacciato dal rimorso e dallo schizofrenico ripiegamento su se stesso, sul proprio vuoto interiore, un abisso mai sazio. il sole - dal quale ogni forma di vita dipende e quasi ogni energia deriva- diventa per lui, come per il vampiro, il simbolo di quell'amore che non riesce ad accettare, e verso il quale si scatena il suo odio e dolore, che altro non è che odio di se stesso.

La nascita di ogni vero poeta è sempre in qualche modo la nascita di un demonio: l'ego é pur sempre l'affermazione di se stessi rispetto all'altro, un auto-determinazione, una ribellione a quello che è dato, nella volontà di farlo nostro. Nelle mie poesie questo aspetto - il lato oscuro che è dentro ognuno di noi - prende il sopravvento, ed esce allo scoperto per diventare un simbolo, esemplare e parossistico, di una strada che è possibile che ognuno nella propria vita, almeno una volta, si trovi tentato a percorrere, attratti dal potente fascino dell'oscurità e del male. Ma il "demoniaco" va oltre, sceglie con volontà e una considerevole consapevolezza quella strada, diventando vittima e carnefice di se stesso nello stesso momento. Questo ci fa comprendere comunque quanto il nero non sia mai assoluto, e quanto psicologicamente complessa sia la personalità del malvagio, quanto anche egli sia tentato ogni giorno dal bene... ma la coerenza è pur sempre uno dei bisogni più esenziali per trovare un senso alla nostra esistenza, senza il quale nessuno può vivere... seppure è un non-morto!!

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