venerdì 20 luglio 2007

mostra sull'acqua, Lorenzo Ramadoro

Non metto foto,
nel caso qualcuno voglia illustrarle mi faccia sapere tramite mail
(nella versione originale sono previsti dei rientri che il blog non consente)


1
Gocce sul terreno arido,
sul cuore avido della terra
Laddove cadono perpendicolari i raggi arroganti

Pensateci su,
Perché io non posso sperperare buonismi
Quando consumo eccessi d’acqua
per depurarmi la pelle
per sentirmi pulito

Trovatele da voi le parole
Le immagini con cui descrivere
Un uomo, un vecchio, una bambina
Morti con la bocca riarsa
di carestie, d’epidemie, di sete

Immaginatevi come
ci possa sentire a dover percorre
Centinaia di metri
Molteplici chilometri
Per raggiungere un pozzo

Io non posso,
c’è della sporcizia
in ogni goccia scolata dallo scarico
con i piedi coperti di soffice schiuma

Si potrebbe parlare di uguaglianza
Di volere un mondo migliore
Ma non sono capace di descrivere null’altro che falso rimorso

Pochi di noi giovani,
noi “occidentali”,
possono capire cosa si prova
Quale disgustoso tormento è la sete
e la rabbia di sapere che altrove la gente La sperpera
e la voglia di vendetta che ti controlla
e muove i tuoi gesti
verso atti ignobili e stupidi

Io m’arrendo
La mia fantasia cede il posto alla realtà

E se questa “cosa”
Questo mazzo di lettere spagliate,
vi ha tirato su un sussulto
vi ha fatto sentire un poco più mediocri
(come esseri umani)
allora ha assolto il mio bisogno
via ha reso un minimo più coscienti

Altro,
non posso




2
Spezzate
Cadute
Ritorte e scombussolate


Acidi gastrici
Vite pericolanti aventi l’innata volontà di esistere
decisamente recise dalla mancanza
d’Acqua

Mentre più a Nord
C’è chi squaglia ghiacciai
Li tira giù dal polo
e ne commercializza il frutto
in bottiglie da centinaia di $

E l’igiene…
Cianciamo a sproposito
conficcando giudizi su chi si lava poco
Poco contegno, la gente poi puzza
Ma la sporcizia c’invade,
ci devasta lo spirito
seppure non si sente vizio
non lascia indizio

Quella gente
Laggiù
Avente la colpa di essere nati male

Quella gente del Sud (del mondo)
Non può neppure berla l’Acqua
Non può neppure immergersi nel suo dio
Nel Fiume Sacro

Gente che muore infettata
di stenti
di fame
di guerre


E noi restiamo su
Li giudichiamo dall’alto del nostro sguardo
L’inaridiamo con colture intensive
con estrazioni massicce e insalubri
e loro dovrebbero sorridere immobili?

Non era questa l’anima dell’Uomo che sognavo
Non è questo l’indirizzo
e anche se la mia, era solo un’utopia
da ragazzino
anche se, per quanto si pulisca
resterà la puzza
Cosa volete, sono un vile,
ma dovevo almeno imbiancare
la mia parte sporca

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