lunedì 21 maggio 2007

Odi alla notte di Gabriele Bianchini

I.
La notte è arrivata per nasconderci
dall’implacabile occhio del mondo.
Al crepuscolo si allungano,
nella notte,
le nostre ombre,
si espandono ad abbracciare
una terra spezzata da un sole mortale,
e la luna e le stelle,
come abat-jours di soffici nostalgie,
ci salvano dal nulla
del buio che è dentro di noi.


II.
Tutte le forze oscure delle notte
mi avvolgono scivolando lentamente dai muri delle strade;
chiudono le palpebre, e respirano attraverso le mie narici.
E mentre le mie commozioni vagano
su maestose creazioni gotiche,
il mio cuore accoglie la notte,
e nella sua ala nera,
respira la sconfitta del giorno e della luce implacabile del sole,
orrendo inquisitore
vestito del candore dell’ipocrisia.
Noi!
Che apprezziamo il lucore gentile della luna,
soffice ventre
gravido d’alfabeti segreti
per le nostre intuizioni!






domenica 20 maggio 2007

L’impossibile di Gabriele Bianchini


Ogni notte che ricadrò ai piedi della tua visione
sopraffatto dalla ferocia della tua bellezza,
nel trionfo inaccessibile della mia tristezza appassionata,
l’anima mia matta,
incagliata nelle profondità intollerabili d’una sofferenza selvaggia,
come un’ombra di ghiaccio liquido
salirà su dai miei piedi,
fino a un cuore
che non è che un fantasma,
spettro lunare senza memoria,
eclissi senza voce
voce senza movimento,
ininterrotta germinazione pluviale
che muore e rinasce senza posa,
all’infinito.
E allora supplicherò il Padre
di ripetersi in te attraverso il mio seme,
fornicazione immacolata concessa ai santi solamente.
Ma subito comprenderò,
e maledicendomi
ancor più forte supplicherò di nascondermi dal tuo sorriso di madre,
che non voglio smarrire
nell’abisso concentrico
che conduce
al mio triste
regno
di dolore.

Note dell'autore:

queste tre poesie che ho inserito sono ormai lontane dalla mia sensibilità attuale. Ciò non di meno mi piacciono per le immagini che riescono ad evocare: spettrali ci avvolgono in un oscurità palpabile, densa come una nebbia, che a volte rende difficile la respirazione. Angoscie, paure, tristezza e sofferenza sono degne di un demonio, che, pur nella cosapevolezza della sua dannazione, è comunque provato, tentato da un amore di cui ancora percepisce la seppur lontana irresistibile luce. Questa luce che potrebbe aiutarlo, è il sogno del dannato, il sogno di un amore che forse riuscirebbe ad accettarlo per il mostro che è; ma l'ostacolo a questa possibilità di redenzione risiede sempre in lui stesso e nell'incapacita di credere che i suoi peccati possano esser cancellati, nell'incapacità di perdonarsi. Così egli rimane aggrappato alla sua unica sicurezza e poi orgoglio: quel mondo di tenebra che ormai è diventato la sua dimora, il suo errore, il suo ego maledetto. Di questo mondo infernale lui è signore e padrone, ma sopratutto geloso custode, e quindi non può correre il rischio di introdurvi qualcuno perchè sente e crede che se perdesse anche questo reame interiore avrebbe perduto se stesso, e di questo ha tremendamente paura, seppure si odia.

Nella solitudine e nella Notte, questo personaggio esemplare, trova il suo unico riposo, un riposo però continuamente minacciato dal rimorso e dallo schizofrenico ripiegamento su se stesso, sul proprio vuoto interiore, un abisso mai sazio. il sole - dal quale ogni forma di vita dipende e quasi ogni energia deriva- diventa per lui, come per il vampiro, il simbolo di quell'amore che non riesce ad accettare, e verso il quale si scatena il suo odio e dolore, che altro non è che odio di se stesso.

La nascita di ogni vero poeta è sempre in qualche modo la nascita di un demonio: l'ego é pur sempre l'affermazione di se stessi rispetto all'altro, un auto-determinazione, una ribellione a quello che è dato, nella volontà di farlo nostro. Nelle mie poesie questo aspetto - il lato oscuro che è dentro ognuno di noi - prende il sopravvento, ed esce allo scoperto per diventare un simbolo, esemplare e parossistico, di una strada che è possibile che ognuno nella propria vita, almeno una volta, si trovi tentato a percorrere, attratti dal potente fascino dell'oscurità e del male. Ma il "demoniaco" va oltre, sceglie con volontà e una considerevole consapevolezza quella strada, diventando vittima e carnefice di se stesso nello stesso momento. Questo ci fa comprendere comunque quanto il nero non sia mai assoluto, e quanto psicologicamente complessa sia la personalità del malvagio, quanto anche egli sia tentato ogni giorno dal bene... ma la coerenza è pur sempre uno dei bisogni più esenziali per trovare un senso alla nostra esistenza, senza il quale nessuno può vivere... seppure è un non-morto!!

venerdì 18 maggio 2007

GHIACCIO, Daniela De Maria ___________ inserito nella rubrica "A mano sciolta" n.27



Poggiata sui ghiacci - commento di Lorenzo Ramadoro

Un terreno imbiancato. Un donna sola che guarda avanti, priva di angoscia. Senza paura, con una certezza assoluta. Questo potrebbe apparire. Sta uscendo da una grotta tra le neve perenni, o forse fugge da una slavina inattesa. Dipende come la si vuole interpretare. L’unica certezza è la determinazione con cui la donna affronta la vita.
Il pezzo di ghiaccio sotto a lei potrebbe essere un specie di snowbord con cui sta scendendo a valle, oppure un mero appoggio da cui scandagli i dintorni. Dietro di lei potrebbe esserci una parete ghiacciata o una valanga di neve. Che ci sia un nesso con l’impeto de “L’Onda” -celebre dipinto del giapponese Hokusai-, oppure che sia tutto un artifizio per creare un’illusione in chi guarda, il disegno appare più un gioco lasciato aperto dalla sua creatrice, Daniela De Maria. Un gioco rafforzato dalla posa agile della donna, dai suoi capelli scossi, dagli effetti grafici che intensificano la profondità dei corpi. Plasticità nel dinamismo o immobilità riflessiva…
Rimane il dubbio che l’azione o il luogo non abbiano alcuna importanza. L’unica presenza certa è la ragazza che carpisce l’attenzione del lettore con la sua aria di sfida; un cipiglio quasi scostante, se non fosse per la delicatezza accennata in alcuni tratti capaci di ricollocare una sorta di semidea ad un livello più quotidiano, più Umano. Un disegno come un enigma che tratteggiata in una sola persona lo sgomento per l’instabilità della vita pur delineando il coraggio di accettarla.

ASPETTI SFUGGENTI, Federica Pallotta inserito nella rubrica "A mano sciolta" n.24

Ho provato a cercarti ma l’unico posto dove ti ho trovato è nel mio cuore. Tu ormai sei troppo lontano per capirmi, per ascoltarmi, solo il tempo riparerà i nostri errori, i miei e i tuoi. Prova almeno una volta a cercare dentro di te, fai venire fuori i tuoi sentimenti e fermati… Che senti? Ho paura che non senti nulla, perché non sei vero, non sei reale, sei finto, un’illusione, un’immagine che non riesce a riflettersi nemmeno su uno specchio d’acqua. Sei vuoto, non hai alcun sentimento, non ha nulla da offrire né odio né amore. E allora che esisti a fare? Quale mente divina ti ha creato? Hai uno scopo nella vita? Ma quale vita? Che vita è la tua? Sempre che ti muovi come un camaleonte senza farti vedere, quando la tua più grande amica è la notte, che ti protegge da ciò di cui tu hai più paura:il mondo, le persone,i sentimenti. Hai paura perché sono cose nuove per te, perché pensi possano essere una minaccia, perché poi pensi che quando le avrai provate avrai paura a specchiarti perché a quel punto non ci sarà più il nulla ma rispecchierà un viso, un volto… E potrà essere buono oppure cattivo, sarai tu a deciderlo. Sei ancora in tempo per non cadere nell’oblio. Sei come appeso ad un filo, e sei in equilibrio. Ma attento, si può cadere molto facilmente, e quando cadrai sarai intrappolato per sempre, non potrai più riaffiorare. Sarai costretto a stare lì, seduto a terra, in uno spazio infinito aperto, solo... E allora lì nessuno potrai chiamare, nessuno potrà aiutarti e sarai perso per sempre. Perciò fatti salvare ama e fatti amare, non ti chiudere in te stesso per paura di soffrire, di odiare,di deludere. Amore significa anche dover soffrire a volte, incontrerai nella tua vita persone che saranno disposte a ingannarti, che cercheranno di metterti fuori strada o sulla cattiva strada. Ma tu devi essere forte perché tu sei come me, sei parte di me. E se io sono quella che sono, puoi esserlo anche tu. Ti voglio bene, te ne ho sempre voluto, non lasciarti andare. Ascolta di più il tuo cuore e meno la mente, perché esso conosce emozioni che lei non può conoscere. Perché le emozioni si vivono col cuore,non con la testa. Ama e non aver paura di amare! Quando sarai pronto cercami anche tu nel tuo cuore e forse mi troverai… Forse sarò rimasta lì ad aspettarti, a guardarti mentre da solo sei cresciuto e sei maturato. Sarai pronto allora per vivermi!



Realtà personali - di Lorenzo Ramdoro
«La realtà esiste in un posto sconosciuto e i sogni esistono nella realtà; e la verità è nel tuo cuore. Ciò che è nel cuore di un uomo ne forma il contenuto e nuove immagini cambieranno i cuori e la loro forma. Il potere dell’immaginazione è la capacità di cambiare il futuro, e di creare il tuo tempo.
Ma se le persone non agiscono liberamente non cambierà nulla. Allora dovrai recuperare la tua forma con la tua volontà anche se le tue parole si dovessero perdere o confondere con quelle degli altri. Chiunque può riavere la sua forma umana se riesce ad immaginarsi nel proprio cuore.»
Con questa citazione avevo chiuso il commento della settimana scorsa.
Data la bellezza e la forza e la speranza che trasmettono queste frasi ho deciso di pubblicarle nuovamente.
Voglio inoltre porre al lettore un quesito. Da quale forma d’arte ho tratto questo monologo? Da un libro, da un film, o da altro?
Esprimete liberamente il vostro parere e i vostri commenti (e le sensazioni sulla rubrica) all’indirizzo samael.golb@yahoo.it.

Perdersi in altro luogo, non coniare una propria essenza, una propria verità, una forma. Incapacità di comprendere le reali questioni importanti. Diverse per ognuno.
L’instabilità appare essere uno dei punti nevralgici delle nuove generazioni. Un tema su cui si sofferma la valente scrittrice di quest’oggi, Federica Pallotta. In una ricerca che si abbandona all’indeterminatezza affacciandosi sul bordo di una realtà presunta.

FUTURO, Marco Stagnozzi______________ inserito nella rubrica "A mano sciolta" n.23




Nuove direzioni - commento di Lorenzo Ramadoro


Scrivo ringraziando l’autore, Marco Stagnozzi, per avermi chiesto di commentare la sua opera. Opera che è stata esposte durante la mostra alla libreria Bòrea terminata la scorsa settimana. Opera che troverete sul suo sito (www.marcostagnozzi.it), assieme a tante altre.
Passato e futuro. E il presente come chiave. Il passato vomita effluvi, miasmi di morte. Lo splendido sogno di una società che produce un eccesso di beni. Cosa resta di quel passato, cosa partorirà di nuovo l’Uomo di oggi?
La mano vorrebbe strapare un telo. Così da permetterci di crescere sotto un sole pulito. Sotto un cielo tornato capace di filtrare i malevoli raggi UV. Ed ecco allora comparire la speranza. L’idea di un colpo di mano che ridisegni i valori secondo canoni naturali. Così come prevedono le stelle, come vuole madre Gaia, la nostra Terra.
Ricordo Marco, nel tentativo di rimodellare in parole i concetti espressi dal quadro. Riesco a immaginare il paesaggio che scorre sotto i vostri occhi, a dargli un senso. Aprirsi ad un mondo in cui l’illimitata vastità immaginifica posata in ogni persona nutre la realtà.
Quel vuoto alla sinistra del presente. L’umanità di oggi stabilirà i confini entro cui vivranno le prossime generazioni. Argini che potrebbero essere delimitati da mari sempre più elevati, dalle terre fertili che vi giaceranno sotto, terre infeconde.
Sono scelte. È nostra, dei giovani, la responsabilità del futuro. Lo sarà, almeno, se le persone più grandi molleranno il timone lasciandoci la libertà di direzione.
«La realtà esiste in un posto sconosciuto e i sogni esistono nella realtà; e la verità è nel tuo cuore. Ciò che è nel cuore di un uomo ne forma il contenuto e nuove immagini cambieranno i cuori e la loro forma. Il potere dell’immaginazione è la capacità di cambiare il futuro, e di creare il tuo tempo.
Ma se le persone non agiscono liberamente non cambierà nulla. Allora dovrai recuperare la tua forma con la tua volontà anche se le tue parole si dovessero perdere o confondere con quelle degli altri. Chiunque può riavere la sua forma umana se riesce ad immaginarsi nel proprio cuore.»
Credo che queste parole non mie suggellino al meglio il quadro di Marco.

Elisa Mearelli________________________ inserito nella rubrica "A mano sciolta" n.22


Intromissione, Lorenzo Ramadoro
Ci sono dei piccoli appunti che vorrei fare prima di lasciare spazio a Elisa. Come dire che a partire dal domenica 1° aprile alcuni giovani artisti fabrianesi esporranno le proprie opere presso la libreria Bòrea di Fabriano per dare risalto ad un tema di grande attualità come la Decrescita (per i dettagli rimando al prossimo numero de L’Azione). Artisti facenti parte di un gruppo che ha attinto molti membri dalle pagine di questa rubrica.
Un ultimo appunto; la rubrica chiude per un po’. Quanto lungo sarà il tempo di inattività dipenderà dalla partecipazione dei ragazzi fabrianesi, finora scarsa. Vorrei poi sigillare questo numero con una citazione: “poveri dannati patrioti pazzi illusi”. Sarà per quel piccolo omino/bambino poggiato al bancone, che mi vengon su le parole di un vecchio ubriacone come Bukowski... La citazione, giusto per la cronaca, si coniuga bene anche con chi crede che l’arte possa essere valutata in modo oggettivo ponendo un tizio su di un gradino più alto di un altro.


Biografia dell'autrice
Mi occupo da alcuni anni di ciò che si definisce “illustrazione per l’infanzia”, anche se spesso le mie cose con l’infanzia hanno poco da spartire. Dentro i miei lavori ognuno può vedere quello che vuole, non c’è una direzione da seguire, qualcosa da capire, c’è solo l’immagine e quello che si porta dietro, lo scopo: comunicare un’emozione. I miei disegni nascono quasi per caso, parto da un particolare o da un personaggio appena abbozzato poi è lui che decide la sua storia, il suo mondo, il suo modo di essere e di vivere all’interno dello spazio. Frequentare la scuola del libro di Urbino mi ha fatto conoscere un’altra delle grandi passioni della mia vita, il cinema d’animazione. Pochi sanno di cosa parlo, i più mi chiedono se faccio l’animatrice nei villaggi turistici o pensano alla Disney, ai cartoni animati creati per far ridere gli adulti e parcheggiare i bambini davanti al teleschermo ma questo modo di vedere è solo frutto degli stereotipi del mercato. Pensate al cinema d’animazione più come un quadro in movimento. Dal 2003 produco brevi filmati tra i quali “Verrà la morte e avrà i tuoi occhi” che ha ottenuto il primo premio alla mostra internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro e “Il signor Martino Tappi” che tuttora cerca di farsi strada… Oggi le mie animazioni sono fatte con pupazzi in plastilina o lattice, piccoli mostri tra umano e animale che non fanno altro che esprimere la mia voglia di raccontare le emozioni che fanno parte della vita attraverso personaggi che niente hanno a che fare con noi uomini ma che sicuramente hanno molto più da insegnarci che le storielle che ci propinano alla televisione. Per chi volesse contattarmi la mia email è meaelisa@yahoo.it


OLTRE L'ORIZZONTE, Luca Fiorani_______ inserito nella rubrica "A mano sciolta" n.21

Commento dell'autore
E' la fotografia di un momento,che ho cercato di imprimere su di un foglio. Poiché è l'incapacità di dipingere,di incanalare visivamente le mie emozioni che mi fa dirottare sulla scrittura. Ciò che ci colpisce e ci emoziona finisce col suggestionare anche la nostra intimità interiore e allora ci interroghiamo.



Oltre l'orizzonte

Guardo con calma
nella sera,
la dove il confine delle acque
taglia l'orizzonte,
tutto è più chiaro ora,
il pallore del blu
ricoperto di bianca panna
emana dense iridescenze.
Quando anche gli ultimi gabbiani
stanchi
gracchiano lamenti,
losche figure incomprensibili
su nel plumbeo cielo
come fantasmi ipocriti,
macchiano qua e là
quel vivo grigiore.
E tu dove sei?
Ti cerco da qualche parte
lassù tra spente nubi,
cerco la tua luce,
di un faro
puntato su di me,
smarrito e tremante.


Cerco
la tua voce,
parole di verdi onde fluttuanti
che bagnano
come idratante spuma,
rugosa la mia pelle,
arida,
come un deserto,
insidiosa di fremiti,
lontani,
come stridule grida
nel buio.
Laggiù
oltre l'immensità
cerco la tua isola,
cerco l'approdo
in quel molo,
cerco il tuo nome
sui legni laccati
di una prua.


Cerco il tuo amore
che ho smarrito
il giorno
che venni al mondo.
Cerco due braccia tese
di calda comprensione,
cerco di labbra rosa
bagnate di fragranze,
mai assaggiate,
cerco il tuo corpo,
da esplorare
ogni centimetro
con candido pudore,
cerco di libertà
su ali di colomba
leggere nella brezza,
certo che il vento
di ponente
mi condurrà
per irte strade
in quella casa
la nostra casa.

Riproduzione MADONNA DELLA SEGGIOLA, Roberta Mariani - inserito nella rubrica "A mano sciolta" n.19


Commento dell'autrice
"Voglio riuscire a conservare un'opera d'arte per sempre, per far provaredopo secoli alle generazioni future, la stessa emozione che ho provato io difronte ad essa". Questo è quello che ho pensato quando mi sono inscritta al primo annodell'Accademia di Restauro di Macerata.Vivere è emozionarsi e in questo l'arte ci riesce benissimo.Un esempio per me è questo mio quadro che vedete. Una riproduzione della Madonna della seggiola di Raffaello. Il Loro sguardo esprime un'immenso amore, l'amore di una famiglia, l'amoreche una mamma ha per suo figlio. E' per questo che ho deciso di riprodurlo edi dedicarlo alla mia fantastica mamma.Un saluto a tutti lettori dell'Azione.

giovedì 17 maggio 2007

MUTANTE, Daniela De Maria ___________ inserito nella rubrica "A mano sciolta n.17


L’illustrazione originale è stata disegnata con matita normale e matita blu, venendo modificata in seguito al computer.Il soggetto è una mutante: una donna metà umana e metà cavallo. L'idea era quella di farla seduta sulla riva di un fiume, ma non ho disegnato il fiume per non far risultare il disegno troppo banale. Il fiume è però rappresentato da quella grande striscia di un grigio un po’ pixellato. Il disegno non è affatto proporzionato e nemmeno perfetto, ma il viso mi è venuto espressivo e mi trasmette qualcosa: insomma, non mi sembra una illustrazione fredda; per questo mi piace. Nel momento in cui l'ho disegnato, probabilmente ho voluto rappresentare la natura, la purezza e la serenità degli animali che vivono liberi, e forse anche un sogno nel quale anche un essere umano potrebbe, se volesse, vivere così: in modo semplice.

UN INTRECCIO INTRICATO..................... Marco Stagnozzi - inserito nella rubrica "A mano sciolta" n.16

Biografia dell'autore
Prima di tutto mi presento: sono Marco Stagnozzi, ho 21 anni, sono nato a Fabriano ma trascorro molto tempo a Firenze, dove studio all’Accademia di Belle Arti. La mia passione per il disegno nasce dallo stimolo di conoscere, di appagare la mia voglia di fare, in quanto l’arte è ciò che avvicina di più l’uomo al proprio creatore. Sono riuscito difficilmente a scegliere un soggetto da proporre, ma ora è qui di fianco e proverò a descriverlo per voi. Prima di tutto la tecnica: si tratta di un disegno eseguito a china successivamente acquerellato, eseguito su carta, formato 25cm per 35cm. Ora vedrò di introdurvi in due parole il soggetto e cosa rappresenta: un entità di sembianze umane posta a livello ultraterreno crea, con i propri sogni, la libertà, e comunica con essa attraverso la natura creando in questa realtà un energia naturale positiva. Spero di non essere stato chiaro, l’ultima cosa che vorrei è spegnere la vostra fantasia: effettivamente questo disegno rappresenta anche tutto ciò che l’osservatore vuole leggerci. Se sono riuscito a farvi interessare al mio lavoro vi invito a visitare il mio sito personale: http://www.marcostagnozzi.it/, potrete trovare molti miei disegni, stampe e potrete commentarli sul registro degli ospiti. Grazie per l’attenzione, alla prossima…

FRAZIONI DI PENSIERO Lorenzo Ramadoro inserito nella rubrica "A mano sciolta" n.13

A mo’ di spiegazione
Mi fa piacere di tanto in tanto rintruffolarmi nella rubrica cui ho dato voce. Così, con qualche sprazzo d’emozione riversa tra le righe.

Mi trovo immerso nel mezzo di un barcollante futuro ubriaco di sogni e stralci di speranze.
Economia, scienza inesatta, schema rigido affisso all’uomo.
Come se i numeri potessero spiegare i desideri umani e i suoi bisogni.
Come attribuire valore ai sogni, necessità intangibili dell’animo.
Studio economia e rifuggo nella letteratura. Tra i vicoli vedo sorgere il mattino riflesso nel chiarore paglierino del vino . A volte la nottata finisce in casa d’amiche parlottando e sorseggiando tisane.
Di tanto in tanto giocherello con parole in rima strascicata abbozzando storie-poesie.
Un nitido contrasto con il freddo spento dell’economia.
In riva al foglio spoglio ogni volta è una nuova scelta , una fresca storiella da inventare, costruire e ammonticchiare.
I castelli sulla spiaggia, le nuvole di sabbia; mi arrotondano l’umore. Così vi circumnavigo attorno per esplicare, per estirpare un senso a questi manieri,
roccheforti di emozioni illustrate.

il resto del racconto lo potete trovare sul mio blog, premendo QUI

STORIA DI UN AMORE, Federica Pallotta inserito nella rubrica "A mano sciolta" n.10

Come ogni giorno Debora si era svegliata di buon umore. Spense la sveglia che aveva vicino al letto e cominciò a stropicciarsi gli occhi per aprirli. Stranamente non si sentiva stanca, non stava male e si sentiva felice. Accese la luce in modo tale che essa potesse colpirla direttamente sugli occhi per non riaddormentarsi e mise un piede fuori del letto alla ricerca delle ciabatte. Non sarebbe voluta scendere per nulla al mondo: stava talmente calda dentro il letto che ci sarebbe rimasta a lungo. E poi era presto, perché non dormire altri cinque minuti? Ma Debora sapeva bene che rimanere altri cinque minuti a letto significava riaddormentarsi e perdere il pullman e questo la mamma non l’avrebbe mai permesso. Dunque si fece forza e scese, con gli occhi semiaperti trovò le ciabatte e si diresse verso il bagno per rinfrescarsi. Magari con l’acqua si sarebbe svegliata del tutto. Per Debora non era un problema enorme svegliarsi la mattina presto: più che altro era problematico arrivare alla quinta ora della giornata, quando, se c’era una lezione noiosa, era soporifera per lei e la faceva piano piano addormentare. A parte questo, vestita e pettinata scese le scale ed uscì di casa per avviarsi alla fermata del pullman. Era in cammino quando si fermò a fianco a lei una macchina, quasi con l’intenzione di volerla prendere sotto. Assorta nei suoi pensieri Debora pensò tra se chi mai fosse il pazzo che le voleva così male. Poi si girò e lo vide. Rimase per qualche secondo raggelata, e non capì più niente. Era Marco. E che cosa faceva, cosa voleva lì a quell’ora? Non si spiegava tutto ciò. Si sentiva dentro felice e allo stesso momento arrabbiata. Le importava sapere perché fosse lì ma allo stesso tempo non aveva il coraggio di chiederlo e aspettò che lui parlasse per primo. Infatti scese dalla macchina e si avvicinò a lei e disse: “Salta su che ti accompagno a scuola!”. Che cosa fa? Lui che mi accompagna a scuola in macchina pensò Debora. O stava sognando o Marco veramente le stava offrendo un passaggio. Abbastanza confusa aprì lo sportello e salì lasciando sul sedile dietro la cartella. Dopo in macchina il silenzio regnava sovrano: nessuno dei due si decideva a chiedere qualsiasi cosa: lui non diceva nulla aspettando una sua reazione, lei si aspettava qualche spiegazione e certamente non voleva far trasparire che dentro si sentiva come se un treno la stesse investendo mille e mille volte. Alla fine fu lei a prendere coraggio e a parlare per prima e disse: “Come mai sei venuto a cercarmi di mattina presto e solo per portarmi a scuola? Cosa c’è sotto stavolta? Non mi va di continuare ad essere presa in giro ancora da te!”. Ma lui guidava, in silenzio, attento, sicuramente non si era perso neanche una parola di quello che aveva detto, o forse rimuginava, ripensava, in un vortice continuo nella sua testa. Finché dopo un po’ si pronunciò: “Questa volta non ti sto prendendo in giro, ma prima di dirti perché sono qui volevo chiederti una cosa: tu mi ami?”. Non poteva credere alle sue orecchie: non solo Marco era venuto senza senso fino a lì, ora parlava anche senza senso! Non hai il diritto di chiedermelo pensò tra se Debora, mentre la macchina percorreva un tratto di strada rettilineo, il solito. Si guardava intorno e non sapeva più dov’era, non riconosceva quei luoghi: che sta succedendo, il mondo sta entrando in pazzia, o sto ancora sognando, pensò Debora. Rossa in volto per la domanda replicò: “Non hai il diritto di chiedermelo!!!”. Gli rispose, lui prese coraggio e disse quelle parole tanto rimuginate: “Se te lo chiedo non è per prenderti in giro. Andiamo! Lo so che mi vuoi molto bene e lo so, sono stato un vero cretino tutte quelle volte che mi sono comportato male, ma non sai quanto me ne sono pentito...E comunque avresti potuto capirlo da sola ad un certo punto: mi comportavo davvero in maniera strana non ti pare? Adesso l’unica cosa che so è che ti voglio bene e voglio stare con te. Vuoi?”. Debora era rimasta scioccata: quel momento che tanto aspettava era arrivato, e ora non sapeva che dire. Si sentiva come su una nuvola. Era come librarsi nel cielo azzurro infinito. Non si era mai sentita così in alto. Se fossero stati con i piedi saldamente a terra, sarebbe corsa fino a lui per abbracciarlo e baciarlo con passione ma erano in macchina. Perciò si avvicinò piano piano e mentre lui era attento alla guida, Debora gli diede un bacio sulla guancia. Quindi gli accarezzò la mano destra e gliela strinse. Le parole in quel momento non erano importanti perché il gesto era vero e sentito. Debora non aspettava altro che il ragazzo che aveva sempre sognato, quello che gli faceva battere il cuore e quello che per molto tempo era stato padrone e protagonista dei suoi sogni.


Biografia dell'autore
Mi chiamo Federica Pallotta, ho 18 anni e frequento il 5° anno del liceo scientifico di Fabriano. Vivo a Matelica con la mia famiglia da sempre, anche se sono nata a Fabriano. La mia famiglia è composta da mamma, papà e un fratello più piccolo che ha sette anni. Spero che pubblichiate il mio racconto anche se per certi versi a volte mi sembra un po’ banale: ma in realtà è un racconto che sento molto perché è un sogno, una grande immaginazione. E penso che molte ragazze si sentono proprio come Debora o addirittura lo sono. Sognano la felicità ma non quella felicità che puoi trovare così dietro l’angolo ma che tu devi cercare e raggiungere. Spero che ai lettori de L’Azione possa piacere.

martedì 8 maggio 2007

SCHEGGE DI TRAFFICO, Lorenzo Ramadoro inserito nella rubrica "Racconti curiosamente iridescenti" n. 1

La rubrica è una raccolta di colori. I verdi fertili della natura e dell’invidia; il rosso passionale e il purpureo rivolo di sangue; il giallo radioso e vigliacco; il roseo della donna nella propria violacea eleganza; il cielo ciano e il ventre dell’acquamarina. E i due colori opposti, il bianco della purezza e della sterilità che rifiuta ogni altro colore e il gorgogliante abisso del nero che con la sua profondità assorbe bruscamente tutti i toni.
Quest’intessersi di mutevoli tinte è destinate ad una Unica persona.
È per te, Piccola



Illustrazione di Stefano Ramadoro


Auto e autostrade, macchine che scorrono e si fermano sull’asfalto rovente. L’estate si sente, nell’afa che trapassa le vetture, negli abitacoli ardenti e nei sedili grondanti di sudore.
Un uomo con la camicia sbottonata si passa la mano sulla fronte rigandola di striature lucenti. I peli fuoriescono e risaltano sul lino bianco.
Persone si squagliano, fuori, lungo la carreggiata. Scrutano oltre, verso l’orizzonte.
Oltre l’ostacolo di un camioncino e di una auto, oltre l’intreccio di lamiere distorte dagli abitacoli miracolosamente intatti. Oltre le persone intente a litigare ai bordi della strada.
Cercano un accenno di possibilità per uscire dal tempo fermo.
La staticità di una azione, incapacità di agire e di percuotere lo stallo di una situazione.
L’aspettativa, l’attesa di sirene lontane farsi vicine e di lampi azzurri intermittenti sulle carrozzerie incolonnate lungo la via.
Momenti in cui le persone all’interno dei loro abitacoli non posson far altro che pensare.

C’è chi è in ritardo, un ritardo mostruoso ed è costretto a restare incolonnato in questo schifoso ingorgo immobile a causa di una coppia d’imbecilli che non dovrebbero neppure avere la patente. Certo che uno dei due, nel tentativo di passare un vecchio col pandino, si era schiantato sull’altro e aveva fatto la frittata.
Certo, anche se non era uscito fuori a vedere e attendeva da dentro l’arrivo di una ambulanza.
Sul sedile di una datata Passat bianca, una ragazza freme...


il resto del racconto lo potete trovare sul mio blog, premendo QUI
sul mio blog troverete inoltre tutti i numeri della rubrica "Racconti curiosamente iridescenti"