venerdì 22 giugno 2007

DEA A SORPRESA, Lorenzo Ramadoro

foto: "Black rose for Goddes of tears" by bionic man20
Apri, come una scatoletta.
Prendi in mano il tuo squarciascatole e afferrami le cervella.
Butta via e scarta le brutture, l’odio, tutto quelle che ho sbagliato ad imparare dalla gente che mi vive dentro casa. LA mia casa, anche se l’atto è loro.
LA mia camera è come una gondola con sotto il buco che gorgoglia.

Prendi le mie mani, abbi curiosità
Per quel che sei,
mia divinità.
Mia, creatura, mio ricordo di tempi sprizzanti
Perché non riesco ad immaginarti?
Perché non riesco a piangere la tua assenza?
Dove sei adesso?
Dopo che ti ebbi scritto, dopo che ti sei spenta
Presa dalla mia mente è strappata, rinchiusa tra le pagine di un libro
Che non serve.
Che non aiuta, solo per una marcescente pubblicazione
Per avanzare in direzione di un sogno
Quella seconda alba sulla destra che è segnalato dal fumo di un camino.
Preceduta da tempi sporchi, da malattie, da mal di stomaco, da intolleranza d’intestino e di pelli.
Una pelle di scrittore che neppure vorrei se non fosse che dovrei campare, dovrei trovare un modo.
Sporcarmi,
sorrido. È come un tuo scatarro che cade in giù senza alcuna utilità

La voce che batte al ritmo di grancassa mi ricorda…
Muore la forma, il verbo ed il sapore
Muore il desiderio, la voglia e lo stupore
Muore l'idea di me che c'è nella tua mente
Perciò è meglio che tu non pensi a niente
[...]
Mentre uccidevi l'anima
Mentre uccidevi
Mentre uccidevi l'anima
Proprio come tutto il resto


E il ricordo, e la pelle di quei giorni…
Dove mi ricordo che il cielo era brullo, sgangherato tra nubi, stelle e lune..
Competizioni di paesaggi orgogliosi d’essere belli
Bellezze logorate dallo svenevole andare e venire di quest’uomo che necessiterebbe non esistesse più.

Mia dea, sai, ci sono uomini e donne che stanno leggendo, e magari bambini e magari una bimbetta carina e curiosa che corregge ogni mio errore, ogni tempo diverso dalle precise regole grammaticate.
Una bimbetta o forse una vecchia che sta lì stupita da tanta ignoranza. Un prof che non accetta che l’arte non poggia su nessuna regola, non richiede un linguaggio unico ma questo si reinventa ogni volta e chiuderla in uno sgabuzzino di regole stantie ne deteriora l’anima e la natura.
Qualcuno l’ha inventate quelle regole sulla base delle idee che gli si erano mescolate dentro
Potrei chiamarti Gea, mia dea, ma il nome non ha importanza.
Non importa che mi sentano, è solo che l’ho detto, che l’ho fatto per me.
Per cui, guardati dentro candida signora di ogni luogo, e continua a spiegarmi, come fossi il tuo stregone.
Come fosse il ritorno di quella madre padrona delle terre che una stella a cinque punte vista come simbolo del demonio a cacciato via.
Io non ballo, non bollo pentoloni, non prego. Io scrivo perché così chiedono i tre elementi che mi stanno dentro.
Ma di questo ora si presume il bisogno,
nei momenti di collasso una società espelle l’error.e

Riusciremmo a cancellare anche quelli e ad evolvere. Come esseri mutanti e dissacranti ogni menzogna, come alberi che fungono da ponti fra le stelle, come immagini che la mia immaginazione, fusa assieme a scrittori fantasiosi genera.
E c’è chi mi crede colmo di fantasia, si stupisce, e non sa che è sufficiente piegare le regole di quel che si vede per aprirsi a concetti implausibili.
Come chi dice che non bisogna metterci di mezzo la propria vita in quel che si scrive.
Ricordo che rimasi sguarnito di risposta, era troppo vuoto quel che mi stavi prospettando, che volevi definire scrittura.
Potrei farti degli esempi…
Scrivo di lettere a conoscenti ed anonimi lettori, all’indirizzo di uno spazio da colmare, di distanze da spezzare.
Catene, catene e vermi, e serpenti….
Perché l’uomo teme dei simboli? Ne vede solo una parte
Perché catene nn potrebbero essere anelli che uniscono?
E non constrizioni da spezzare?
(mi consentite di aggiungere una “n” di troppo per rafforzare l’aggravosità di una ristrettezza?
Vi consentite di ampliare il linguaggio per renderlo più proprio?
È sufficiente che nn generi una smisurata confusione… purché il messaggio raggiunga il destinatario
E meglio se il messaggio contenga immagini, suoni concentrati tutti identificativi dell’autore
Ogni parola come firma)
Perché questa voglia di essere indipendenti, di volerci sempre più soli?
Stride, deride

Mi stuzzica la curiosità meditare si ogni spinello che la mia dea si sta godendo. Ogni nube che sta inalando e la inebria.
Non hai due mani, o forse nessuna, forse tentacoli, non vedo motivi di concepire la bontà come un essere simile.
I paragoni falliscono tra esseri
Io solo sòno la risposta

Il mio mondo mi chiama, come suo suddito rispondo in attesa di congelare ancora il tempo e schernire il peggio.
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* "Pop" (Germi) degli Afterhours

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