Questa è la 50ª rubrica che pubblico nel giornale e mi sento di considerarlo un buon risultato da rendere noto ai lettori.
L’equilibrio nel mercato è l’unico possibile per Mooren, come gli ha insegnato il padre: imparare ad esporsi senza offendere. Ma così il protagonista incontra precoce l’idea della morte, e il senso di una società che si sgretola senza salvezza. La dimensione del mercato, se assoluta, nel mezzo di una crisi economica è capace di distruggere l’uomo individualmente. E, come sempre, è il più debole a soccombere.
Il mio primo ricordo da piccolo è un pavimento che si avvicina sempre più. Poi la caduta si arresta, ed io mi ritrovo sospeso in aria, salvato in extremis da mio padre. Sorridendo mi posa sul muretto e mi dice «stai sempre attento a non sbilanciarti troppo, resta in equilibrio e vedrai che vivrai sempre bene.» Al tempo avevo sì e no 3 anni, eppure ricordo quelle parole come fossero oggi. Sarà perché ha ripetuto quella frase altre trecento volte?
Mio padre,,, fosse per lui qualunque movimento è superfluo. La stabilità è il suo primo fondamento. Mai sporgersi più del dovuto. Mai sbilanciarsi, mai impelagarsi in “estremismi”. Così ho fatto. Guardo la televisione, leggo i libri, spulcio riviste. E sempre, sempre, trovo pro e contro di tutto, tanto che poi alla fine mi conviene restare fermo.
Alzo la biro e la pianto nel foglio. Come fosse la mia mano. La stringo giù dura. Fino a quando la punta si spezza.
Una macchia azzurra si spande colando in terra, schizzando la mano.
Il resto del testo lo trovate sul mio sito, cliccando QUI
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento