venerdì 29 giugno 2007

PARLAMI MARE, Luca Fiorani ___________ inserito nella rubrica "A mano sciolta" n.33

commento di Lorenzo Ramadoro

Il numero di oggi presenta una terza poesia di Luca Fiorani, una poesia che vuole scorrere con il lieve alzarsi e abbassarsi di toni tipici delle acque; in un lungo rincorrersi di versi, di frasi, di cercare e trovare emozioni perse e sogni sfuggenti. Gioca sulla realtà e sulla sua contrapposizione con le aspettative di un animo candido. Ci porta tra i gorghi di uno spirito esule nel mezzo, rotto tra la superficiale ciclicità del quotidiano e il fluttuare della fantasia nel profondo; laddove appare in sottofondo un ottimismo implicito racchiuso nel racconto di una vita e di una coppia,lasciandoci ad immaginare come sarebbe - la vita - se il valore assimilante fosse l’amore.




Là dove finiscono le rocce
e l'acqua indurisce la battigia,
sulla schiuma leggermente si adagia
senza vita la medusa
sulla schiuma si perde
il mio silenzio.
Traccio con le dita,
lettere misteriose sulla sabbia,
ho chiesto alle pupille di parlare,
scrive lo sguardo oramai
ciò che il mio cuore
non sa più dire.
Portami tra le onde piccola orchidea bianca
portami tra il brusio dell'acqua
portami dove le vele diventano piccole,
portami a largo mia sirena.
Ho chiesto al mare di raccontarmi dei tuoi meravigliosi occhi,
e lui mi ha regalato
un maestoso cielo azzurro.
Ho chiesto al mare di te,
dove sei mio bel petalo ambrato,
disperso tra i flutti?
Parlami burbero mare di marzo,
che ti accosti ai cani ed agli impermeabili,
parlami di una felicità che è stata,
di una felicità perduta.
Parlami della nostra bambina guance di pesca,
ha tolto i sandali e saltella qua e là,
non pensa al futuro, né al freddo,
è solo un lieve torpore ai piedi,
nel cuore il mio tepore,
io che ti stringevo al petto dicendoti:va tutto bene ora.
E adesso accoccolati ad un pensiero,che si può nuovamente,
danzare su quel tappeto ondulato,
ed aspettare il sole d'agosto riflettere di nuovo quella sensazione
dai tuoi capelli alla mia solitudine.
Lassù dove il vento dell'est,
spazzola le chiome sopra i baveri alzati,
una notte d'inverno cadde una stella rossa,
stella che illumina il firmamento,
vento veloce, che sibila le note,
di una melodia conosciuta.
Provo ad intonare quella canzone,
ma non so più le strofe,
cerco nei ricordi, ma quella musa tace,
in gola solo un suono strozzato
ma io vorrei arpeggiare ancora
leggera e calda la mia voce.
Portami in quella conca nascosta,
nel nostro posto segreto,accenderemo il nostro bivacco,
portami per mano sul lino profumato della nostra alcova
portami al sicuro, mio fiore lindo del mattino.
Ho chiesto al mare di raccontarmi una fiaba,
mi parlò di una ragazza labbra di rosa,
eri tu amore mio.
Parlami mare silenzioso,
che aspetti solo che finisca questo esilio,
parlami di un costume azzurro,
lo riconoscerai tra mille altri.
Dove sei mia dea dai seni bianchi,
in quale spiaggia mi aspetti?
su quale barca saliremo?
Vela o motore?
Non importa perché il vento o il cuore mi guiderà!
Non importa perché tu sarai al mio fianco,
non so se in un tranquillo porto o alla deriva,
saremo figli del vento del mare,
di questo mare,mare amico,
mare che ci culli,
mare che ci accompagni,
mare che ci ami, che ami,
tutti gli amanti come noi,
mare in te confido, in te rifuggo,
Mare che mi permetti ancora di amare,
e credere che ci sia ancora,
speranza,
vita,
amore, sono ancora qui,
ad aspettarti!

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